Intervista
D: Cosa cerchi di raccontare nei tuoi libri?
MC: Nelle mie opere ho cercato di comunicare la visione che ho della vita. Le cose belle e le cose brutte, le cose leggere e le cose pesanti.
La vita è fatta di giornate che seguono un ritmo misterioso, un respiro talvolta profondo, talvolta affannato, poche volte calmo, come nei miei libri. Si ride e si piange, nella vita come nei miei libri. Si sogna e si viaggia, nella vita come nei miei libri. Si riflette e ci si rispecchia, nella vita come nei miei libri.
Penso che al termine della lettura delle mie opere, si possa provare un senso di condivisione che alleggerisce l’anima.
D: Da dove nasce «Camaleonti nella nebbia»?
MC: «Camaleonti nella nebbia» è nato dalla voglia di raccontare una vita, tante vite, tutte le vite. Perché in un modo o nell’altro, non v’è esistenza che non abbia incontrato le difficoltà che sono le tematiche del libro. Una volta stabilita l’anima del libro, sono passata a crearne l’aspetto. Mi occorreva molto spazio, più piani di racconto e diversi stili narrativi. Ecco perché ho scelto di iniziare con quattro storie ambientate in quattro epoche diverse, in quattro luoghi diversi, narrate con quattro stili diversi.
I racconti iniziano contemporaneamente in autunno s s’interrompono con un colpo di scena, per riprendere nella stagione successiva, dove è svelato il colpo di scena, ma nel frattempo ne nascono altri, altri misteri, e così via. Essendo l’anima unica, i quattro racconti s’incontrano, s’intrecciano sino a fondersi. Sarà nel capitolo finale, che dà il titolo al libro, che tutto sarà chiarito, tutto tornerà.
È un libro molto scorrevole, che ha vinto il primo premio narrativa edita al Concorso Letterario Internazionale «Cristina Campo» e il secondo premio, sempre narrativa edita, al Concorso Letterario Internazionale «GA Cibotto».
D: E «Rina Farina» invece?
MC: «Rina Farina» è un’opera dedicata ai sognatori,
a chi può disegnare il proprio futuro. I bambini e non solo, anche coloro che cercano le risposte più sagge alle domande più difficili.
È un’opera surreale, dove i personaggi sono così immaginari da divenire reali, come se tutti noi li conoscessimo da sempre. «Rina Farina» sarà un’opera a volumetti. Ogni libro una tematica.
Rina Farina è una bambina che si trova ad affrontare argomenti importanti, cose di cui lei non sa, così chiede alle persone che la circondano, agli abitanti di Belpaese. Ognuno di loro risponde in base alla propria esperienza, e ognuno di loro dà una risposta diversa, una visione differente del tema trattato.
D: Che consiglio daresti a degli aspiranti scrittori?
MC: Sentitevi, prima di tutto, artisti. Nel bene o nel male, anche se state cuocendo un uovo al tegamino.
Siate generosamente convinti di essere artisti, cioè abbiate mille dubbi su ciò che scrivete, ma altresì non fatevi mancare il coraggio di proporre il vostro lavoro.
Quando dico «artista», non intendo un’accezione fauve o dandy della parola perché sappiate che a volte mi ha ferita. Capitava che in famiglia mi liquidassero con: «Non ti si capisce! Sei un’artista! Vedi sempre le cose a modo tuo!».
Artista vuol dire sentirsi diversi e uniti al mondo intero, una percezione, che può durare anche un solo istante, di far parte della natura tutta, dell’universo. Vuol dire ammettere la devastante sensibilità, e portare avanti il coraggio delle proprie idee. Come degli incerti Don Chisciotte al contrario, che al posto dei nemici vedono mulini a vento.
D: Ci racconti la tua esperienza con l’editore?
MC: Armando Curcio è, per me, un vanto. Anche solo pronunciarne il nome, lo faccio come se stessi gustando una caramella. Questo per due motivi principali. Il primo è perché sin da bambina era presente nella mia casa con alcune enciclopedie. Ed io amavo le enciclopedie, le sfogliavo come breviari.
Il secondo è perché ho incontrato persone fantastiche, donne meravigliose. Dalla Direttrice editoriale, l’editor, le ideatrici delle copertine e tutte le ragazze che mi supportano e mi assistono nelle fasi della lavorazione e promozione libro.